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La decadenza dell’ONU
L’Onu nasce come conseguenza della Seconda Guerra mondiale e ne rispecchia i rapporti di forza finali; le potenze vincitrici: USA, Russia (ex URSS), Gran Bretagna, Francia e Cina sono membri permanenti del Consiglio di Sicurezza con diritto di veto. Oggi l’Onu è in crisi a causa del passare del tempo, dall’assenza di riforme per tenere conto dei cambiamenti avvenuti. Tra gli elementi, nel corso degli anni Novanta, che hanno concorso alla perdita di credibilità dell’Onu vi sono: in primo luogo la trasformazione della Nato in alleanza militare totalmente sganciata dall’Onu. Secondariamente la trasformazione del G8 in direttorio dell’economia mondiale al di fuori dell’Onu. Infine la crescita eccessiva dell’Organizzazione mondiale del commercio attraverso gli accordi commerciali conclusi in quella sede. L’Organizzazione mondiale per il commercio è subentrata completamente all’Onu nell’occuparsi di commercio e sviluppo; inoltre l’O.M.C. decide gran parte della commercializzazione dei medicinali, compito che apparteneva all’Organizzazione mondiale della sanità. Queste situazioni hanno messo in crisi le Nazioni Unite. Riforme vere e proprie non sono in arrivo, semmai degli aggiustamenti, delle proposte di trasformazione del Consiglio di Sicurezza e di un suo allargamento. Se l’agenzia del commercio, se l’Organizzazione mondiale della Sanità, e se le Nazioni Unite non saranno in grado nel prossimo futuro di fare rispettare il diritto internazionale, queste riforme appariranno come poco cosaLe Nazioni Unite sono state particolarmente attaccate, negli ultimi anni proprio da coloro i quali hanno messo l’Onu nella condizione di non poter agire. Di fronte alla decadenza dell’Onu l’Europa latita. Qualche anno fa Kofi Annan ha formalmente incaricato una commissione di studiare la prossima riforma del Consiglio di Sicurezza Onu, ma sono almeno dieci anni che si parla della necessità di riformare il massimo organo deliberativo in seno alle Nazioni Unite. Attualmente ha cinque membri permanenti più dieci a rotazione. Per “aggiornare” il Consiglio, all’inizio degli anni ’90, si fece largo tra le grandi potenze l’idea che il seggio permanente dovesse essere esteso anche alla Germania e al Giappone, un progetto che inizialmente godeva del sostegno degli Stati Uniti, oggi meno vicini a Berlino nel panorama internazionale e più propensi a favorire altre proposte che negli anni hanno riunito più consensi. L’Italia si è sempre opposta all’allargamento del Consiglio a Germania e Giappone., presentando una proposta formale di riforma col sostegno di potenze regionali emergenti., l’India e il Brasile tra le altre. Il punto centrale della proposta di Roma prevede di non aumentare il diritto di veto bensì membri non permanenti, allargando il Consiglio a 20, massimo 25 membri. La Farnesina aveva anche accettato l’idea di un eventuale seggio permanente per l’Unione europea, proposta finora finita nel cassetto.
Libero Cerrito
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