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Multilateralismo contro regionalismo?
Nel secondo dopoguerra l’integrazione dell’Europa Occidentale, è il più ambizioso tentativo realizzato di regionalismo. Contemporaneamente alla CEE (ora UE) si è sviluppato il GATT (Accordo generale sulle Tariffe e il Commercio), un’agenzia dell’ONU, entrato in vigore nel 1947, che cercava di imporre la ratifica di accordi multilaterali limitando il regionalismo dei suoi membri. Negli anni ’90 le politiche commerciali di USA e Canada si sono spostate in senso regionale (si penso alla stessa costituzione del NAFTA- North America Free Trade Agreement); il regionalismo è avanzato in Europa con due successivi allargamenti della Comunità europea e mediante gli accordi preferenziali con l’Europa dell’Est, conclusi dopo lo smembramento dell’Unione Sovietica e del COMECON, ed estendersi dall’America Latina all’Asia (APEC).In questa espansione il regionalismo mercantile ha avuto una tendenza “nord-sud”. Nel Nord America USA e Canada hanno liberalizzato il loro commercio con il Messico; in ASIA, le iniziative APEC hanno coinvolto anche Giappone, Australia e Nuova Zelanda Il regionalismo sembra oggi avere una nuova espansione anche se la sua conciliabilità con il WTO appare complessa. Relativamente al benessere portato dal regionalismo, le teorie economiche attuali non sono in grado di dare una risposta definitiva. Relativamente alla probabilità di un’ulteriore espansione del regionalismo, ha risposte che dipendono sia dalle caratteristiche dell’ambiente esterno, sia del potenziale economico che si assegna all’integrazione regionale “nord-sud”, senza dimenticare che anche i fattori politici esterni, come il grado di egemonia esercitato da un gruppo di Stati nell’ordine politico-strategico internazionale, possono influenzare le risposte che a tale questione debbono essere date. Per quanto le condizioni geopolitiche mondiali, la nuova posizione degli USA quali forti fautori del regionalismo, abbia favorito il regionalismo. Le basi del multilateralismo americano e del suo sostegno al GATT, non sono mai state forti nonostante il fatto che un sostegno a favore dell’ordine commerciale multilaterale sia stata costantemente mantenuta dai governi USA fino agli Anni ottanta. L’integrazione “nord-sud”, rappresenta un fattore attrattivo per i paesi del sud per la complementarietà delle strutture economiche, che potrebbe favorire il commercio inter-industriale. Questi paesi hanno difficoltà ad accedere ai mercati dei paesi industrializzati e accordi regionali di libero scambio potrebbero garantire quella crescita delle quote di esportazioni che altrimenti sarebbe negata. La certezza dell’accesso ad un dato mercato, sarebbe per i paesi in via di sviluppo di dimensione economica medio-grande e fortemente orientati all’export. Per tali paesi la possibilità di diversificare prodotti esportati e mercati di esportazione assume infatti importanza notevole. Oltre a questi argomenti a favore del regionalismo c’è da aggiungere che per ogni paese che desideri entrare a far parte di un gruppo regionale già esistente, quando il mercato limitrofo più attraente è anche quello del partner regionale più importante, è probabile che il prezzo da pagare per ottenere un accesso privilegiato cresca all’aumentare del numero dei paesi che attendono di procurarselo. Un’altra questione è relativa alla compatibilità della diffusione del regionalismo col multilateralismo dell’odierno WTO. Sostanzialmente la questione è se si possa pensare che il regionalismo abbatta il multilateralismo e con quali conseguenze a livello mondiale. Al riguardo le opinioni sono molte e influenzate dalle ideologie,. Secondo i liberoscambisti, la compatibilità tra regionalismo e multilateralismo diviene impossibile oltre un certo livello. I liberoscambisti sostengono che: gli accordi regionali distorcono il commercio; i gruppi regionali si comportano come blocchi regionali man mano che si ingrandiscono, ponendo in pericolo le relazioni commerciali internazionali. Di tutt’altro avviso sono i cosiddetti “ortodossi”, i quali credono che gli accordi regionali possano coesistere col WTO. Altri pensano che il regionalismo possa essere un’alternativa al WTO per avere u n commercio più libero. Se si pensa che multilateralismo e regionalismo siano incompatibili osi pone la questione delle conseguenze sul sistema commerciale multilaterale. La tendenza più recente è quella di sottolineare le possibilità di coesistenza tra regionalismo ed un ordine economico mondiale liberista. C’è chi sostiene che l’integrazione regionale possa essere parte del processo di liberalizzazione dell’economia internazionale. I blocchi commerciali dovrebbero comportarsi come gli attuali Stati membri del WTO: continuare il processo di liberalizzazione commerciale e cooperare secondo regole comuni costruendo in tal modo un mercato mondiale forte.
Libero Cerrito
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